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L'età moderna, gli Aragonesi e il crollo del feudalesimo

dopo la fine del Medioevo, Decimomannu fu soggetta agli Aragonesi che appaltarono la gestione del territorio a famiglie come i Bellit e i Bou-Crespi; nel Seicento, secolo di luci e ombre, ci fu la prima Sagra di Sant'Efisio e la costruzione della chiesa di Santa Greca

Al pari dei centri vicini, dopo la fine del Medioevo anche Decimomannu fu per lungo tempo soggetta alla dominazione degli Aragonesi conclusasi nel 1519 con la cessione a Ludovico Bellit, esponente dell’omonima famiglia che la incluse nella Baronia di Monastir. Il fatto comportò drastiche variazioni nell’amministrazione del territorio con l’aumento dei tributi per i vassalli, il pagamento del fio in denaro e grano e il diritto per i pastori di ricevere formaggio in proporzione a quanto prodotto.

Sarebbe ingeneroso però liquidare tale epoca storica come un periodo esclusivamente negativo e arretrato: nel 1550 venne ricostruita la chiesa di Santa Greca, poco dopo il sarcofago di Violante Carroz figlia del Viceré di Sardegna e al 1597 risale il testamento di Antioco Meloni, il più antico della città. Il Seicento fu funestato per lungo tempo da pestilenze che terminarono soltanto nel 1656 e proprio in tale data venne celebrata la prima Sagra di Sant’Efisio.

Nel 1730, gli ultimi rami della dinastia Aragall-Bellit si estinsero e l’intero feudo passò ai Bou-Crespi, i quali spesso non onorarono i tributi; nel 1781 la Reale Udienza pose fine alla disputa economica dichiarando i vassalli esenti dal pagamento delle tasse verso il Marchese di Villasidro: erano le prime avvisaglie della fine del sistema feudale, che comunque sarebbe avvenuta solo nel 1839 con il riscatto dell’intero territorio agli ultimi feudatari, i Bon Crespi di Valdaura.

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