Il sarcofago di Violante Carroz
Posto nel cimitero di Decimomannu, il sarcofago di Violante Carroz ricorda uno dei personaggi più emblematici del Quattrocento sardo, un'amministratrice che entrò giovanissima in possesso di un enorme feudo e successivamente fece impiccare il proprio prete confessore
Uno dei luoghi di Decimomannupiù ricchi di storia è il sarcofagodi Violante Carroz, figlia del Viceré
di Sardegna, oggi custodito sul lato sinistro di una cappella del cimitero del comune
sardo. Lungo circa due metri per sessanta centimetri circa di altezza e
profondità, il manufatto reca scolpita una croce e il leone rampante, stemma
dei Carroz. Quando morì, Violante venne sepolta nel sarcofago di pietra dai
frati del convento cagliaritano nel quale si era ritirata; alla metà dell’Ottocento
il monastero cadde in rovina e, divenuto di proprietà dello stato, venne messo
in vendita all’inizio del Novecento. Acquistato dalla famiglia Cao-Pinna, il
manufatto fu rivalutato solo nel 1930 e successivamente comprato nel 1969 da
Marco D'Acunto e fatto restaurare.
La vita di Violante Carroz è stata affascinante: nata nel 1456 da Violante de Centelles e dal Vicerè Giacomo, subentrò al padre alla tenera età di tredici anni nella gestione del più esteso feudo della Sardegna, comprendente il Sarrabus e l’Ogliastra. La giovane, sotto tutela di Niccolò Carroz d'Arborea, si sposò due volte in giovane età ma rimase presto vedova, perdendo anche i figli e subendo una gestione patrimoniale scellerata da parte dello zio. Dopo aver vissuto per un periodo in Spagna, tornò in Sardegna e nel 1508 fece impiccare nella sua residenza di Ales il suo prete confessore, Giovanni Castangia, pare per un amore non corrisposto. L’evento suscitò l’indignazione di popolo e clero: Violante fu scomunicata e condannata dal vescovo, ma riuscì a fuggire in Spagna e a farsi revocare la scomunica. Tornò in Sardegna solo per ritirarsi nel chiostro della chiesa di San Francesco in Stampace di Cagliari, ove morì nel 1511.