Storia e trasformazioni del Ponte Romano di Decimomannu
Un viaggio tra passato e presente, dalle origini alla conservazione moderna
Il Ponte Romano di Decimomannu, nella seconda metà del sedicesimo secolo, si estendeva originariamente per circa 160 metri con tredici arcate.
Durante l'Ottocento, alcuni studiosi ne attestavano ancora l'uso, lamentando il suo stato di abbandono e auspicando interventi di restauro. Fino all'inizio del XX secolo, il ponte era ancora transitabile, come dimostrano alcune foto d'archivio. Tuttavia, negli ultimi decenni, i lavori di sistemazione idraulica ne hanno parzialmente distrutto o interrato la struttura con la costruzione di argini artificiali.
Oggi, per chi arriva da Decimomannu, sono visibili solo tre arcate, restaurate nel 1995 dall'amministrazione comunale. Nei periodi di siccità, si possono intravedere i resti di un'altra arcata nell'alveo del vicino corso fluviale, chiamato Rio Sesi dai locali e Flumini Mannu in alcune mappe.
La storia del ponte è segnata da vari interventi di restauro. La struttura originaria, costruita con blocchi squadrati di calcare messi in opera a secco, è ancora parzialmente conservata. In seguito, venne ricostruito utilizzando blocchi antichi con l'aggiunta di zeppe e malta cementizia. In alcune parti, ciottoli fluviali furono affogati nella malta per creare una sorta di intonaco, mentre in altre furono inseriti senza malta a vista, probabilmente in un periodo successivo. L'ultima fase di restauro è riconoscibile per l'uso di blocchetti squadrati in arenaria.
Sul lato Nord-Ovest è visibile uno sperone frangiflutti, utilizzato dagli ingegneri romani per ridurre la pressione delle acque sulle strutture murarie. La carreggiata è composta da ciottoli fluviali pressati direttamente sul terreno. Sotto la strada sterrata attuale, denominata Strada Comunale del Ponte Romano, sono ancora visibili tracce dell'antico acciottolato, affiancato da un muro di delimitazione che proteggeva la via dalle inondazioni. Anche in questo caso, sono identificabili due fasi edilizie: la più antica con blocchi squadrati messi in opera a secco, contemporanea alla costruzione originaria del ponte; la seconda con ciottoli fluviali affogati nella malta. Durante i restauri del 1995, sotto questo muro sono stati individuati resti di altre murature realizzate con grossi blocchi squadrati, ora ricoperti, che suggeriscono opere viarie e idrauliche più antiche.
La datazione precisa del ponte è incerta a causa dell'assenza di fonti storiche ed epigrafiche dirette. Tuttavia, confrontando con strutture simili in Sardegna, si ipotizza una costruzione non anteriore all'impero di Augusto, tra la fine del I secolo a.C. e l'inizio del I secolo d.C.